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lunedì 25 marzo 2013

Torino: 30 detenuti dormono per terra, senza materassi e senza serviziigienici

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Denuncia dell’Osapp sulle condizioni delle carceri: nelle Vallette ci sono 500 detenuti in più rispetto al numero di capienza massimo e 30 persone dormono per terra senza materassi in locali privi di servizi igienici. Intanto l’ennesimo episodio di suicidio in carcere, 13esimo dall’inizio dell’anno; sarebbero 43 i morti in carcere negli ultimi 2 mesi e mezzo. Incredibile denuncia dell’Osapp, che dovrebbe far riflettere soprattutto alla luce dei recenti discorsi affrontati relativamente ai problemi economici in cui versa oggi il nostro Paese: nel carcere delle Vallette di Torino, ci sarebbero 500 detenuti in più rispetto al numero di capienza massimo previsto per l’istituto. Notizia vecchia, questa, potremmo quasi dire, se non fosse che almeno una trentina di questi carcerati starebbero dormendo per terra, senza materassi in locali che, secondo quanto riferito da Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria, sarebbero addirittura privi di servizi igienici. “Purtroppo a parte l’apparente stabilizzazione numerica del sistema” ha riferito Beneduci, “le emergenze che il personale di polizia penitenziaria affronta quotidianamente in carcere si vanno ad aggravare di giorno in giorno, come nell’istituto di Torino, dove per una capienza di 1050 detenuti ve ne sono invece 1580”. Quasi il 50% in più di persone rinchiuse, quindi, rispetto a quante ne prevede il carcere, le quali inevitabilmente si ritrovano a dover vivere in condizioni a dir poco improponibili, a causa delle inevitabili carenze dei servizi. Il problema del sovraffollamento delle carceri è un aspetto della nostra società che non può passare inosservato o in secondo piano, considerando soprattutto il fatto che i tagli economici che inevitabilmente verranno effettuati per far fronte alla crisi non faranno altro che peggiorare questa situazione se non si interverrà adeguatamente per assicurare la garanzia e il mantenimento di tutta quella serie di diritti basilari di cui nessuno al mondo, nemmeno un criminale, può in alcun modo e per nessuna ragione essere privato in uno stato sociale e democratico come il nostro. Tutto questo, purtroppo, dopo l’ennesimo episodio di suicidio in carcere, avvenuto nel carcere di Ivrea dove un uomo di 53 anni si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella a meno di un anno dalla sua scarcerazione. È il 13esimo suicidio e il 43esimo morto in carcere dall’inizio dell’anno, cioè in meno di 3 mesi. Troppo spesso, forse, si tende a dimenticare l’esistenza dei detenuti, chiudendo gli occhi, voltando lo sguardo dall’altra parte, considerandoli addirittura, in alcuni casi, alla stregua di animali da stipare in una gabbia il più a lungo possibile, mentre bisognerebbe invece ricordarli, e ricordare insieme ad essi quanto espresso dalla nostra Costituzione cioè che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” art. 27 comma 3 della nostra Legge Fondamentale.

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