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mercoledì 20 marzo 2013

Gli Opg? Verso la "non-chiusura"... aspettando la proroga. Interviste a 5 Direttorii

Redattore Sociale
Il 31 marzo è la data prevista per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma mancano le strutture alternative che dovrebbero ospitare gli ex internati. Parlano i direttori: "La scadenza non sarà rispettata su tutto il territorio nazionale".
C'è grande incertezza intorno alla chiusura degli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari, fissata al 31 marzo 2013. A pochissimi giorni dalla scadenza il quadro che emerge è che mancano strutture alternative in cui collocare gli internati. Cosa succederà dopo il 31 marzo? Quale sarà il futuro degli internati, quali saranno le modalità della loro presa in carico? Ci sarà una proroga della chiusura come ha annunciato il governo?
Redattore Sociale ha intervistato 5 direttori dei 6 Opg italiani. Dalle loro risposte si profila di fatto una "non - chiusura", visto che non ci sono le strutture sostitutive. "Una cosa è certa: l'Opg di Napoli continuerà a funzionare", afferma Stefano Martone, direttore dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Secondigliano (Napoli). "Non abbiamo ancora notizie certe, ma la proroga sarà inevitabile", dichiara Elisabetta Calmieri, direttrice dell'Opg di Aversa. "La scadenza del 31 marzo non sarà rispettata su tutto il territorio nazionale, e ovviamente noi non faremo eccezione", spiega Ettore Straticò, direttore dell'Opg di Castiglione delle Stiviere (Mantova). Anche Antonella Tunoni, direttrice di Montelupo Fiorentino, sostiene che la chiusura del 31 marzo è "un'ipotesi molto difficile" e che non c'è "alcuna comunicazione ufficiale sulla disponibilità di strutture alternative". Tuttavia la regione Toscana si sta muovendo "per individuare la struttura, già esistente, ad alta intensità destinata a farsi carico dei casi più impegnativi, mentre per le situazioni più attenuate il modello sarà quello del tipo casa famiglia". Anche il direttore dell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto conferma di essere "in attesa della proroga della chiusura". Da parte sua il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria rimanda a domani la sua risposta.
In Italia ci sono 6 Opg: Barcellona Pozzo di Gotto (Messina, chiuso dopo essere stato posto sotto sequestro il 19 dicembre del 2012), Aversa (Caserta), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino (Firenze), Reggio Emilia e Napoli. In totale le persone che oggi sono ancora all'interno degli Opg sono 1.215 (dato aggiornato a febbraio 2013).
È la legge 9/2012, approvata a febbraio del 2012, a fissare per il 31 marzo la data di chiusura e a stabilire che sia concluso un accordo tra le regioni e l'amministrazione penitenziaria per individuare strutture sostitutive degli Opg. Per il superamento degli Opg, la legge prevede un finanziamento di 273 milioni di euro (93 per il personale e gli altri per le strutture).
All'approvazione della legge, nata da un disegno di legge presentato dalla Commissione Sanità presieduta dal senatore Ignazio Marino che nel 2011 ha visitato i 6 Opg, ha contribuito anche una grande mobilitazione della società civile riunita nel Comitato Stop Opg. Mobilitazione che è proseguita anche dopo la sua emanazione, in particolare in relazione al dibattito sorto sulle strutture sostitutive, evidenziando il rischio di un ritorno ai manicomi, nella forma dei cosiddetti mini-Opg.

Montelupo Fiorentino: improbabile superamento Opg entro 31 marzo

La direttrice Tuoni: "Non ci sono comunicazioni ufficiali sulla disponibilità di strutture alternative". Ma la regione si sta muovendo: "Struttura ad alta intensità già individuata per i casi più impegnativi".
Entro il 31 marzo gli Opg devono essere dismessi per legge. Ma nel caso di Montelupo Fiorentino, come in molti altri casi in Italia, è un'ipotesi "molto difficile", almeno secondo la direttrice Antonella Tuoni, visto che "non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale sulla disponibilità di strutture alternative". Probabilmente si arriverà ad una proroga. La regione Toscana si sta comunque muovendo per trovare strutture alternative.
"La regione - spiega l'assessore alla salute Luigi Marroni - si sta muovendo per individuare la struttura, già esistente, ad alta intensità destinata a farsi carico dei casi più impegnativi, mentre per le situazioni più attenuate utilizzeremo più di una struttura. Il modello sarà quello del tipo casa famiglia e il riferimento sarà l'Azienda sanitaria locale di appartenenza. Al momento siamo nella fase conclusiva di individuazione delle varie strutture, sia quella ad alta che quelle a più bassa intensità e contiamo di rispettare i tempi previsti dall'ultimo accordo stipulato tra regioni e Governo". Dalla regione fanno inoltre sapere che la Toscana ha comunque già avviato, a partire dal 2011, il processo di superamento dell'Opg, che ha consentito di dimettere 22 internati e trasferirli presso residenze sanitarie. Una volta dismesso l'Opg, spiega ancora la direttrice Tuoni, "visto che sono stati spesi 5 milioni per ristrutturazioni, sarebbe una scelta miope buttare questi soldi nel cestino" e quindi sarebbe opportuno "trasformare la struttura in un carcere che potrebbe ospitare detenuti a bassa pericolosità sociale".

Barcellona Pozzo di Gotto: pronto il piano di riconversione

Il direttore Rosania: "Già individuate quattro strutture protette". "Per quanto concerne i tempi attendiamo la proroga del ministro sullo slittamento della chiusura".
Pronto il piano di riconversione per l'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto. A dirlo è il direttore Nunziante Rosania che conferma l'impegno ed il lavoro che è in corso con i rappresentanti delle quattro regioni di riferimento (Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia) per stabilire i criteri relativi alla dimissione di alcuni soggetti e le modalità organizzative relative all'attivazione delle quattro strutture alternative all'Opg già individuate nell'Isola.
"Stiamo lavorando a tutto campo con le regioni che rientrano nel nostro bacino di utenza - afferma il direttore Nunziante Rosania. In particolare, abbiamo firmato con i rispettivi assessorati alla Sanità dei protocolli d'intesa. Tra i detenuti vanno distinti i dimissibili da quelli non dimissibili per i quali ci sarà l'inserimento in strutture alternative che verranno predisposte nei prossimi mesi".
"Per quanto concerne i tempi attendiamo la proroga del ministro sullo slittamento della chiusura - continua. Siamo comunque ormai in una fase di superamento di cui adesso vedremo i tempi tecnici. Naturalmente anche le realtà alternative all'Opg vanno pensate in tutta la loro complessità, presupponendo che si tratti di realtà che auspichiamo siano altamente qualificate a sostenere ed accompagnare queste persone in tutte le loro problematiche. Va ripensata tutta la questione della psichiatria, tenendo conto che la malattia esiste e tutta la rete di assistenza va migliorata sotto tutti gli aspetti".
"Per quanto ci riguarda noi siamo pronti e abbiamo già il nostro piano di riconversione - sottolinea il direttore Rosania.
Adesso aspettiamo cosa fare per il prossimo futuro. Con l'assessorato regionale alla sanità di Palermo che coordina anche gli altri bacini di utenza delle altre regioni stiamo stabilendo i criteri di dimissioni delle persone detenute e le relative sedi alternative. Si tratta di strutture protette. In Sicilia ne sono già state individuate quattro: a Catania, Agrigento, Messina e Palermo". Le strutture alternative rispondono ai criteri organizzativi previsti dal decreto Marino: hanno una capienza massima di 20 persone e prevedono il personale specializzato distinto in uno psichiatra, uno psicologo, un tecnico della riabilitazione, un assistente sociale, 12 infermieri e sei operatori sanitari.
"Si tratterà di realtà alternative che assumono una valenza sperimentale forte che ci auguriamo lavorino nel migliore dei modi possibili - aggiunge ancora. Da tempo ho sostenuto che questi istituti, gli Opg, residuati bellici veri e propri venissero chiusi - dice. Adesso grazie al lavoro della commissione Marino tutto ciò si sta portando a termine.
Naturalmente il mio auspicio è che si istauri un tavolo tecnico che tenga conto di più voci esclusivamente per il bene ed il futuro di queste persone. Speriamo quindi di chiudere al più presto un capitolo per aprirne un altro positivo e costruttivo per tutti i pazienti e sicuramente migliore da tutti i punti di vista".
Attualmente nell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto ci sono 148 internati: tutti soggetti che a vario livello sono stati sottoposti a misure di sicurezza dell'Ospedale psichiatrico giudiziario. Di questi ci sono 42 prosciolti con misure di sicurezza definitiva, 36 sottoposti a misura di sicurezza provvisoria in attesa di giudizio, 40 in casa di cura e custodia definitiva seminfermi di mente con la pena ridotta di un terzo, 29 in casa di cura e custodia provvisoria in attesa di definizione, un soggetto in osservazione psichiatrica. A questi si aggiungono anche 8 detenuti che si sono ammalati mentre erano in altre carceri dove erano entrati sani di mente. "In un anno e mezzo sono usciti dall'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto parecchi detenuti - conclude il direttore. Se pensiamo che nel 2011 erano 400 e adesso ne abbiamo 148, potete immaginare quanto lavoro è stato fatto fino a questo momento".

Aversa: il 31 marzo l'Opg non chiuderà

Parla la direttrice Palmieri: "Non abbiamo ancora notizie certe, ma la proroga sarà inevitabile. Il problema più grande resta quello della mancanza delle strutture di accoglienza esterna che dovranno essere approntate dalle Asl e dalle regioni".
"Il 31 marzo l'Opg non chiuderà". Ne è certa la direttrice dell'Ospedale giudiziario di Aversa Elisabetta Palmieri. "Solo a febbraio è stato pubblicato il bando per la ripartizione dei fondi alle regioni finalizzati alla realizzazione delle strutture esterne che dovranno prendersi carico degli ex internati. E il termine per la presentazione dei progetti è ad aprile, già oltre quindi il termine del 31 marzo fissato per la dismissione. Non abbiamo ancora notizie certe, ma la proroga sarà inevitabile. Credo che maggiore certezza l'avremmo solo dopo l'insediamento del nuovo governo".
Quanti sono attualmente gli internati nell'Opg di Aversa? E quante sono le proroghe?
"Variano tra i 155 e i 160. Una ventina quelli reclusi da anni per le proroghe disposte dalla magistratura. Dopo il sequestro dell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto ospitiamo oltre agli internati di Campania, Molise e Abruzzo, che afferiscono alla nostra competenza territoriale, anche persone provenienti da Sicilia e Puglia, a centinaia di chilometri di distanza da casa e famiglia".
La Commissione Marino, due anni fa, valutò "pessime le condizioni strutturali ed igienico sanitarie della struttura", considerandole "unitamente al sovraffollamento, fortemente lesive della dignità personale". Cosa è cambiato da allora?
"All'epoca non ero ancora la responsabile, mi sono insediata da poco più di un anno. Ma posso affermare che quelle ispezioni hanno prodotto una scossa. Sono stati realizzati importanti lavori alla struttura ed è stato definitivamente chiuso il padiglione "La Staccata" che versava in condizioni pessime".
Dall'annuncio della dismissione quali passi sono stati realizzati in vista della chiusura?
"Ribadendo che il problema più grande resta quello della mancanza delle strutture di accoglienza esterna che dovranno essere approntate dalle Asl e dalle Regioni, qualche cambiamento c'è stato. Negli ultimi due mesi abbiamo registrato un incremento della disponibilità dei Dipartimenti di Salute Mentale ad avviare percorsi esterni individualizzati del 30 - 40 percento rispetto al passato. Anche perché i magistrati di Sorveglianza sono più perentori nell'intimare l'affidamento a strutture sanitarie esterne all'Opg per chi non è più valutato socialmente pericoloso".
Cosa crede si debba fare per la dismissione definitiva?
"Serve sicuramente maggiore impegno e tempestività da parte di regione e Asl nell'adeguarsi alla nuova norma. Ma credo non sia ancora sufficiente. In assenza di una modifica del codice penale che lega la pericolosità sociale all'idea di detenzione e lascia persistere il binomio cura e custodia, la dismissione degli Opg rischia di rimanere solo sulla carta".
In che senso?
"Lo sostengono molti addetti ai lavori. Se non c'è una riforma del codice gli operatori sanitari non avranno la competenza per affrontare le questioni giudiziarie delle persone affidate. Chi si occuperà delle incombenze giuridiche e legali degli internati nelle nuove strutture? Se si è deciso di perseguire la linea della chiusura credo occorra riformulare l'intero quadro normativo a riguardo. Altrimenti il rischio è che le nuove strutture replichino su scala ridotta gli attuali Opg".
Come sta vivendo il personale e gli internati l'annunciata dismissione?
"È una situazione che con il passare del tempo diventa sempre meno sostenibile. Gli operatori sono in una situazione di limbo: sanno che la situazione attuale sta per finire, ma non vedono realizzarsi le condizioni perché ciò avvenga. Da parte degli internati le reazioni sono agli antipodi: c'è chi vive l'attesa con la speranza di poter finalmente tornare a casa, altri, invece, appaiono spaventati. L'Opg, per tanti è diventata una casa, e hanno paura di dover affrontare il cambiamento. Storie diverse che dovranno essere affrontate con grande sensibilità".

Napoli: l'Opg continuerà a funzionare

Martone, direttore dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Secondigliano: "Finché le Asl non creano strutture alternative, le autorità giudiziarie sono tenute a garantire la sicurezza detentiva".
"Anche se di fatto non ci sarà una deroga alla legge 9/2012, una cosa è certa: l'Opg di Napoli continuerà a funzionare per garantire la sicurezza preventiva". Ad affermarlo è Stefano Martone, direttore dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Secondigliano, Napoli, che, a pochi giorni dalla data limite fissata per la chiusura degli Opg parla ancora di "incertezza" e di un "vuoto di fatto per la mancanza di strutture alternative in cui collocare gli internati".
Si avvicina il 31 marzo, la data prevista per legge per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. Quale è la situazione di Napoli?
Siamo in attesa di capire cosa accadrà sul piano normativo. Il fatto che non siano state realizzate le varie strutture crea però un vuoto. Fatto è che dal primo aprile, anche se non dovesse intervenire una deroga, l'Opg deve continuare a funzionare. La legge 9/2012 è una norma a "legislazione invariata", vale a dire che non modifica l'ordinamento né il codice penale: questa legge non chiude gli Opg e finché le Asl non creano strutture alternative, le autorità giudiziarie sono tenute a garantire la sicurezza detentiva.
Come avete accolto la notizia della chiusura e come si è preparato l'Opg di Napoli in vista del 31 marzo?
In realtà paradossalmente abbiamo riscontrato negli ultimi mesi un aumento e non, come sarebbe stato normale, una diminuzione del numero dei ricoveri. Oggi sono 115 gli internati nell'opg di Secondigliano, 15 in più rispetto alla capienza regolamentare, che è di 100, e 5 in meno rispetto alla soglia tollerabile, che è di 120.
Come si spiega questo aumento?
Io me lo spiego in due modi. Da una parte, come conseguenza della chiusura dell'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, che ha determinato un affollamento negli Opg del Sud Italia, compreso quello di Secondigliano. Ma anche come il frutto di una diversa attenzione alla patologia psichiatrica anche nel giudizio di cognizione. Per cui, noi adesso abbiamo il problema inverso: non quello di chiudere, ma di resistere a questa ondata di nuovi ingressi. Una inversione di tendenza rispetto al passato, se si pensa che tra il 2008 e il 2009 erano 80 i ricoverati e, in caso di dimissioni, di buona parte delle persone, la chiusura sarebbe stata una conseguenza naturale.
Quali sono i reati più diffusi anche tra i nuovi entrati?
I reati di scarso allarme sociale, anche se abbiamo anche casi di delitti avvenuti tra le mura domestiche. Ben venga quindi la chiusura degli Opg e che ci siano strutture adeguate e più accoglienti per queste persone, ma io credo che non si stia affrontando il vero problema.
Qual è secondo lei il vero problema?
Il problema di base è che in Italia vengono ancora applicate le misure di sicurezza, nel senso che ancora oggi si è privati della libertà personale per una presunta "pericolosità sociale", un concetto, una percezione.
La sua proposta?
La mia è una proposta sicuramente rivoluzionaria ma più umana: quella di eliminare le misure di sicurezza preventive, porre fine agli "ergastoli bianchi" e considerare questi autori di reato cittadini come tutti gli altri, messi in condizioni di potere uscire dal carcere e rifarsi una vita.

Castiglione delle Stiviere: scadenza 31 marzo non realistica

Ma senza una proroga ufficiale gli Opg non potranno più far entrare nessuno e non ci sono ancora le strutture sostitutive. Straticò (direttore): "Vuoto dannoso, la politica ha pochi giorni per rimediare".
"Guardi, le dico subito che la scadenza del 31 marzo non sarà rispettata su tutto il territorio nazionale, e ovviamente noi non faremo eccezione". Esordisce così Ettore Straticò, direttore del'Opg di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. Come tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari anche quello guidato da Straticò sta affrontando una fase di transizione che dovrebbe portare alla chiusura del centro e alla distribuzione dei pazienti in strutture più piccoli gestite dalle Ausl del territorio.
Come state affrontando questa fase di passaggio?
Intanto faccio una premessa: da sempre siamo completamente sanitarizzati. A Castiglione lavorano medici, operatori sociali e infermieri. Non ci sono mai state guardie come succede negli altri Opg.
Stiamo lavorando su una serie di percorsi in collaborazione con la Regione Lombardia e abbiamo già individuato le sedi dove spostare i pazienti per rispettare la legge 9/2012 che prevede il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ovviamente la scadenza del 31 marzo non è realistica, e infatti si parla già di una proroga.
Cosa succederà a fine mese?
Continueremo a lavorare in serenità. C'è però un problema: se non arriveranno indicazioni in senso contrario dal primo di aprile non potremo più accogliere persone nel nostro Opg. Si verrà quindi a creare un vuoto dannoso per tutti, per la qualità del nostro lavoro così come per gli internati: gli Opg non potranno più fare entrare nessuno, ma non esisteranno ancora sul territorio strutture capaci di accogliere queste persone. La politica ha solo 9 giorni di tempo per rimediare, spero si faccia in fretta.
La situazione numerica a Castiglione?
Abbiamo 280 ospiti, una situazione di cronico sovraffollamento se pensiamo che i posti previsti sono 193 e la capienza tollerabile arriva solo a 220 posti letto. Detto questo siamo stabili: nel 2012 sono entrate 182 persone e ne sono uscite 182.
Quanti sono i cosiddetti prorogati?
Sono 70, ma ognuno di loro ha avuto una possibilità e ne avrà altre in futuro. Di solito si tratta di persone che hanno passato un periodo di prova in una comunità esterna e che non hanno saputo rimanere, vuoi per avere trasgredito le regole vuoi per avere dimostrato di non essere ancora pronti. Voglio far notare che dal 2010 a oggi abbiamo rinnovato il 93 per cento della popolazione dell'Opg, questo significa che le persone alla fine escono e solitamente sono affidate a comunità protette sparse sul territorio.
I tempi medi di permanenza?
Per gli uomini ci aggiriamo attorno ai 18 mesi, per le donne si sale a 2 anni e 3 mesi. La differenza si spiega col fatto che le donne arrivano da tutta Italia, isole comprese.
L'Opg di Castiglione delle Stiviere è da molti considerato un centro di eccellenza, chiuderà?
La legge 9 del 17 febbraio 2012 parla chiaro. Gli Opg vanno superati, e anche quello di Castiglione strutturalmente e architetturalmente ha bisogno di radicali cambiamenti. L'idea è quella di chiudere con l'attuale assetto organizzativo basato su grandi reparti e andare verso piccole strutture. Quello che mi sento di sottolineare è la necessità di preservare la professionalità del personale dell'Opg, che ha sempre lavorato ottimamente.

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