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giovedì 17 gennaio 2013

Capo pm Bruti Liberati: ricorrere misure alternative in fase di esecuzione della pena


di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 16 gennaio 2013

“Fate meno intercettazioni” il capo della Procura di Milano l’aveva già raccomandato ai suoi pubblici ministeri nel 2010, e il risultato è stato che nell’anno giudiziario 2011 - 2012 si sono quasi dimezzate (meno 42%), scendendo a 8.246 “bersagli” dai 14.125 del 2009 - 2010.
Adesso Edmondo Bruti Liberati con una circolare manda a dire anche “meno custodia cautelare” durante le indagini e “più misure alternative al carcere” in fase di esecuzione della pena dopo le condanne. Perché, parafrasando un refrain degli ultimi mesi, “ce lo chiede l’Europa”.
Stavolta è un po’ vero. Nel senso che la settimana scorsa la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, nel condannare l’Italia a risarcire con 100.000 euro sette persone detenute nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza in condizioni di sovraffollamento ritenute contrarie alla Convenzione perché “inumane e degradanti”, ha anche dato un ultimatum all’Italia, visto che, “malgrado gli sforzi sia legislativi che logistici intrapresi nel 2010, il tasso nazionale di sovrappopolazione rimane elevato essendo passato dal 151 per cento del 2010 al 148 per cento dell’aprile 2012”: un anno di tempo per mettersi in regola. Che significa non soltanto “introdurre un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei ad offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario, in conformità ai principi stabiliti dalla giurisprudenza della Corte”.
C’è anche dell’altro, ed è quanto Bruti Liberati ha sottolineato ieri ai suoi pubblici ministeri inviando loro di buon mattino la sentenza nella parte che l’8 gennaio ha destato più interesse negli addetti ai lavori, laddove i giudici di Strasburgo osservano: “Non spetta alla Corte indicare agli Stati le disposizioni che concernono la politica penale e l’organizzazione del sistema penitenziario. Queste scelte sollevano un certo numero di complesse questioni di ordine giuridico e pratico che, in linea di principio, vanno al di là della funzione giudiziaria della Corte.
Tuttavia la Corte desidera ricordare in questo contesto le raccomandazioni del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che invitano gli Stati a sollecitare i procuratori e i giudici a ricorrere nella misura più larga possibile alle misure alternative alla detenzione e a riorientare la loro politica penale verso un minore ricorso alla carcerazione nella finalità, tra l’altro, di risolvere il problema della crescita della popolazione carceraria”.
E qui Bruti Liberati aggiunge soltanto tre righe: “Sono certo che tutti i magistrati della Procura della Repubblica di Milano terranno nel massimo conto, sia in tema di misure cautelari che in fase di esecuzione, gli auspici della Corte europea dei diritti dell’uomo”. Già in dicembre, del resto, sull’onda del caso - Sallusti il procuratore aveva diramato una direttiva per estendere la possibilità del ricorso alla doppia sospensione dell’esecuzione di pene fino a diciotto mesi in base a una norma della legge (prima Alfano e poi Severino). E stando ai dati del Bilancio Sociale della Procura - presentato in dicembre - il ricorso alla custodia cautelare in carcere è stato ridotto già del 4% nell’anno giudiziario 2011 - 12 rispetto al 2010-2011.

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